William Bon Mardion

BONNE FROMAGE,
BONNE CHAUSSURE

William Bon Mardion da ragazzo gareggiava nello sci alpino e si confrontava con atleti del calibro di Jean-Baptiste Grange e Adrien Theaux, suoi compagni di Comitato. È nato a Arêches, nel Beaufortaine, sulle Alpi Francesi. Un po’ alla volta dopo avere gareggiato tra i pali dello slalom e del gigante, è diventato uno skialper. «Mi sono inventato una seconda carriera…». Presenze in Coppa Europa, punteggio basso in gigante: tutto questo per dire che sugli sci Bomma è uno che ci sa andare, eccome ci sa andare. Non è un segreto che le sue linee in discesa siano quelle che nelle gare di sci alpinismo tutti cercano di fare. Dagli sci pesanti a quelli leggeri, dalle plastiche dure al carbonio, anche per lui il passaggio non è stato indolore. Però la tecnica, la sensibilità e il piede, quelli rimangono. «Piccoli dettagli, certo, ma che spesso chi fa sci alpinismo senza un passato agonistico in pista, non conosce. Nello sci alpino c’è una ricerca esasperata dei dettagli e del particolare. Io ho portato questa mia esperienza nello ski alp. O meglio, ho sempre continuato a fare quello che facevo prima, consapevole del fatto che si tratta di due mondi differenti. Bisogna adattarsi al passaggio dalla pista al fuori, la posizione cambia ma per essere veloce in discesa, per recuperare posizioni, devi avere sempre una buona centralità e gli scarponi devono essere solidi, davanti e dietro.
E poi ci sono le salite. In tre parole uno scarpone deve essere questo: leggero, sicuro, performante». Per questa ragione ha voluto gambetti e linguette più alte per serrare meglio la tibia. Arriva nel laboratorio di sviluppo con le sue idee, i suoi truc - come chiama lui le sue modifiche - fatte a mano, artigianalmente. Prende lo scarpone, lo elabora da solo secondo le sue esigenze e poi lo fa confrontare con quelli di serie: da lì nasce l’evoluzione dello scarpone targato Bon Mardion. Con i suoi scarponi ha un rapporto particolare, quasi da collezionista. Dal primo all’ultimo, quelli che ha usato fanno bella mostra nella casa di Beaufort dove vive e lavora, nella cooperativa che produce il formaggio omonimo. «Quando ho deciso di dedicarmi allo ski alp ho iniziato con La Sportiva e sono sempre andato avanti con loro. Sono passato dallo Stratos all’Hi-Cube e ho vissuto l’evoluzione dello scarpone. Vado spesso in azienda in Italia e anche se non parlo italiano, quando discutiamo di scarponi ci intendiamo al volo. Tra gente di montagna ci si capisce in fretta e poi quando si condivide la stessa passione e la stessa voglia di migliorare, la stessa voglia di dare il massimo, sempre, la lingua non rappresenta un problema. Quello che conta, è il feeling. Quanto al futuro ho in testa un’idea per un’altra bonne chaussure, ma meglio non svelare troppi segreti, per ora almeno…».