Gioia
Dalla ‘Via attraverso il Pesce’
sulla Sud della Marmolada, alle
montagne di tutto il mondo. La storia
di Igor Koller è anche la storia del contributo
degli alpinisti dell’Est dagli anni
‘70 e ‘80 all’alpinismo mondiale.
Nella foto: Hansjörg Auer da solo sulla via attraverso il Pesce
© Heiko Wilhelm
Ciascun uomo ha un sogno. E il mio sogno era salire free-solo la ‘Via attraverso il Pesce’ sulla Parete Sud della Marmolada. Quando a Natale del 2006 iniziai segretamente a pensarci,
io non mi proponevo di lasciare una pietra miliare nella storia dell’arrampicata sulle Dolomiti. Io ero semplicemente concentrato sulla realizzazione del mio sogno. E su nient’altro.
Sulla stessa parete avevo già salito Tempi Moderni arrampicando in free-solo, quello era stato il primo passo. Ma la ‘Via attraverso il Pesce’ era tutta un’altra faccenda. C’erano quasi due gradi di difficoltà in più e c’era tutto un altro genere di impegno e di esposizione. Non si trattava di essere il primo o di stabilire un record. La questione rimaneva sempre e soltanto una: realizzare il mio sogno.
La via - Gioia pura.
È un compito difficile mettere per iscritto sentimenti ed emozioni. Rappresentano qualcosa di intimo, molto soggettivo e difficilmente comprensibile dal mondo esterno. Parlo degli altri, delle altre persone. In modo particolare questa incomprensione, questa difficoltà a condividere si amplifica quando in ballo c’è il rischio della vita. Non c’è davvero bisogno di girargli tanto intorno: il rischio, l’esposizione sul Pesce, sono totali. Eppure la sensazione che provo arrampicando per centinaia di metri da solo e senza sicura, lungo difficili pareti è qualcosa di unico. Io trovo che non ci sia niente di più intenso dell’impegno totale richiesto dall’arrampicata solitaria, al limite delle proprie possibilità. Sei completamente centrato su te stesso. La sensazione è impossibile da descrivere con le parole. Questo è un gioco pericoloso, qualcosa che ha a che vedere con la dipendenza. È una specie di droga. Ed è quel tipo di droga che ad un certo punto vuoi di continuo, pensi di non potere più farne a meno. Ma non è possibile. Non si può farlo per sempre. Questo gioco non può diventare un’abitudine..
La leggerezza dei movimenti, il distacco, la sintonia totale con il proprio essere si concentrano in un’unica cosa solo raramente, solo per alcune volte nell’arco della vita. A dire la verità, ora che ci penso e ora che sono qui a scrivere mi sudano le punte delle dita. Quanto più tempo passa da quel giorno, da quel viaggio straordinario, tanto più tutto questo diventa inimmaginabile, persino per meSe ripenso ai venti minuti che quel mattino di aprile ho impiegato per l’avvicinamento dal rifugio Falier all’attacco della via, posso solo ricordare un Hansjörg estremamente distante e concentrato. L’ascensione era già cominciata, nonostante fossi solo su un sentiero, non c’era già più possibilità di tornare indietro. Ero solo. Lo stato di trance diventava sempre più intenso, ero incredibilmente concentrato. La tensione nervosa crebbe di continuo e anche se per molti sarà difficile crederlo, non ci fu paura. Ci fu gioia. Ci fu serenità. Mi rallegravo per ciò che stava per accadere. Io ero lì e quello era il momento che avevo aspettato per mesi. Anni. Probabilmente da tutta la vita. Erano le nove del mattino del 29 aprile 2007. C’ero io e c’era la via del Pesce. Poi nient’altro.
Nei primi metri arrampicai un po’ contratto, un po’ tremante e i movimenti erano tutt’altro che fluidi. Alla prima sosta mi fermai per un po’. Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi sul respiro, inspirando ed espirando a fondo per qualche minuto. Poi ripresi ad arrampicare, raggiunsi questa magica ebbrezza del ritmo di salita e in qualche modo poi tutto accadde come in un film nel quale io stesso ero autore, sceneggiatore, attore e spettatore. Tutto era chiaro, nitido. Mi vedevo da fuori e mi sentivo da dentro. Era incredibile. I miei sensi erano tesi all’inverosimile. Io ero gioia. Gioia pura. Stavo finalmente vivendo il mio sogno. Tutto questo suona adesso molto egoistico ed esagerato. Eccessivo. Lo so. Ma le cose, quel giorno, andarono esattamente in quel modo.