Salire a tutta,
scendere a tutta

Lo scialpinismo di competizione,

come poche altre discipline,

porta materiali e atleti al proprio limite

testo di Luca Giaccone


Michele Boscacci se lo ricorda ancora, il primo giorno a Ziano di Fiemme, era il 2009. «Arrivo in azienda e mi dicono di chiedere del signor Massimo Dondio. Esatto il Macha, ma all’epoca non sapevo neppure che faccia avesse, ‘sto Macha. Arriva, si presenta, mi mette subito in mano uno scarpone Stratos». È uno scarpone in carbonio dal peso di 650 grammi con scarpetta, il più leggero del mercato. «Per me che ero ancora uno junior era oro puro, era il massimo. Essere lì a collaborare con La Sportiva e poter avere i loro scarponi era come aver vinto alla lotteria. Il giorno dopo c’era la notturna al Monte Agnello e sono andato subito a provarlo. È stato un feeling immediato che dura tuttora e devo essere sincero: non mi è mai passato per la mente di cambiare, perché con gli scarponi mi sono trovato sempre benissimo, sempre e perché in questi anni si è creato un rapporto davvero speciale con La Sportiva. Tanto che dal 2016 ho iniziato a utilizzare anche gli sci e ho coinvolto anche mio papà Graziano.

E poi alla fine, ‘sto signor Macha, è diventato un mio amico».

Macha è sempre presente alle gare per il servizio agli atleti e il servizio atleti è nella filosofia di La Sportiva da sempre. Fin da quel lontano 1985 con il primo service già alle prime gare di arrampicata della storia, l’edizione numero uno di Sportroccia a Bardonecchia. «Nelle gare di scialpinismo di più giorni avere l’assistenza diretta di un’azienda e di un tecnico è davvero un valore aggiunto - precisa Michele - nel bene e nel male». Una volta agli Europei a Les Marecottes - siamo nel 2016 - quando arrivò a Michele lo scarpone nuovo, proprio all’ultimo giorno prima della competizione, il gambaletto sembrava troppo duro e rigido. «Fa attrito Macha! Fa troppo attrito!». E allora Macha trascorse tutta la notte a limare e a sistemare, a lubrificare con il silicone spray il gambaletto per renderlo più docile e più fluido nel movimento. Alla fine Miky Boscacci quella gara lì, l’individuale del Campionato Europeo, il giorno dopo la vinse.

L’accoppiata Boscacci-Dondio ne ha vissute tante, insieme. «In una sprint di Coppa del Mondo mi qualifico bene, ma nel salto a causa di un colpo si allenta la molla di chiusura di una leva. Allora Macha che mi aspetta in fondo alla pista scappa via di corsa con il mio scarpone per andare sul furgone-officina a sistemarlo: «Fai veloce Macha, fai veloce che mi chiamano per le batterie!». Io per tenermi caldo giro in tondo intorno al furgone indossando un altro scarpone di scorta che mi ha dato lui, così se nel caso chiamassero il mio nome per la batteria, sono comunque pronto. Macha è sereno e tranquillo, mentre io continuo a scaldarmi e ad agitarmi. In meno di dieci minuti lo scarpone è pronto ai miei piedi, come fosse nuovo». Avere l’azienda vicina, sempre presente alle gare con un tecnico e i pezzi di ricambio, è ciò che fa la differenza, ciò che gli atleti apprezzano di più. Si sentono protetti e in buone mani. Ascoltati. Se c’è qualcosa che non va, qualcuno è lì (è sempre il Macha), con tutti i suoi attrezzi e pronto per una riparazione dell’ultimo minuto.

«Il bello è che con la ricerca e con lo sviluppo a La Sportiva non stanno mai fermi. Almeno una volta l’anno c’è la visita in azienda: si va anche ai piani alti per cercare di strappare un ingaggio migliore ma prima di quel momento ti fanno venire l’acquolina in bocca e passare nella zona della produzione e nell’Innovation Center per farti dare una occhiata. E c’è sempre qualcosa di nuovo, un macchinario, un progetto, un prototipo. Quest’anno è arrivata la nuova autoclave con cui si producono glii Stratos Hi-Cube. A La Sportiva non stanno mai fermi a godersi il successo di uno scarpone vincente, c’è sempre qualcosa di innovativo che bolle in pentola e sempre ti coinvolgono in quello che stanno per fare. E poi, soprattutto, ascoltano quello che dici».


Sviluppo e messa a punto dei prodotti sono due momenti differenti. Dopo la raccolta dei feedback degli atleti, degli opinion leader, dei responsabili prodotto e del team dei testatori, lo scarpone viene progettato e disegnato. I primi prototipi prendono forma. Poi si procede allo sviluppo e alla messa a punto. E ai test. Poi finalmente il prodotto è pronto per essere testato dagli atleti top e in gara, prima delle modifiche finali e dei ritocchi. «Avere il modello dell’anno successivo ai piedi – continua Miky – è sempre una bella sensazione: non sono un tester, ma sull’anteprima dell’Hi-Cube c’era il cricchetto e non il velcro. Ho detto che preferivo il velcro e me lo hanno dato in una versione speciale ed è un feedback di cui hanno poi tenuto conto anche per la produzione e per altri scarponi».


Ma quanti scarponi possiede un atleta che vince la Coppa del Mondo di scialpinismo? «Ogni anno ne uso principalmente due. Chiedo la misura 27, anche se sono un po’ al limite con il 44 di piede. Uno di solito lo tengo da allenamento e di riserva, l’altro è quello da gara. Ma sono quasi solo scaramanzie: il carbonio non prende forma e non perde le sue caratteristiche, alla fine sono costruiti talmente bene che sono pressoché identici, però ti affezioni sempre di più a quello che hai usato in gara e con cui hai vinto, rispetto a quello da allenamento. Continui ad usare lo scarpone da gara tutta la stagione e vorresti continuare a tenerlo nei piedi anche per la successiva, ma verso gennaio arrivano già quelli dell’anno successivo. Ogni atleta ha le sue preferenze le sue fisse e con quelle va avanti».

«E poi ti fanno le sorprese. Certe volte per certe gare ci sono dei pezzi speciali. Nadir Maguet una volta era passato in azienda a Ziano di Fiemme e mi aveva detto di aver visto nel laboratorio uno scarpone leggerissimo studiato apposta per le vertical. Ho mandato un messaggio vocale a Macha e nella gara vertical di Coppa del Mondo in Francia, pochi giorni dopo, lo avevo già ai piedi. Da fuori a guardarlo manco te ne accorgi della differenza, però è più leggero. Il massimo della leggerezza possibile sempre restando nei limiti del regolamento.

Per noi atleti sono accorgimenti che fanno la differenza: con tutto il lavoro che hanno da fare per la produzione, riescono a pensare anche ai dettagli che possono favorire noi atleti, anche a stagione già iniziata. È una gratificazione enorme per noi vedere che quello che facciamo è considerato come se fossimo dei piloti di Formula 1, anche se noi non ci sentiamo dei professionisti come loro. Eppure a pensarci, le tecnologie che usiamo sono da Formula 1».


Lo scarpone durante tutta la stagione non torna mai indietro a Ziano di Fiemme. Se serve qualche modifica o upgrade si lavora prima delle gare sul paio che gli atleti hanno in dotazione, proprio perché sono legati al loro scarpone personale e anche perché è un buon modo per verificare la tenuta della qualità nel tempo e per far vedere all’esterno, agli altri atleti e ai potenziali clienti, la qualità dei prodotti. Gli scarponi in azienda ci tornano soltanto alla fine dell’inverno, per essere analizzati dopo una stagione di utilizzo al massimo delle sollecitazioni. Non tutte le paia, però. «Lo scarpone che ho usato al Mezzalama del 2017 l’ho voluto tenere e non l’ho restituito, perché c’è una storia dietro» – racconta ancora Michele Boscacci. «A Macha avevo detto che la vite nel gambale mi sembrava un po’ al limite, un po’ troppo corta. Quando è arrivato con lo scarpone da farmi usare in gara la vite era sempre quella e a me sembrava davvero troppo corta. L’avrei strozzato. Bisogna cambiarle! Ho insistito, anche se mancava pochissimo alla partenza. Detto, fatto. Viti cambiate da Macha all’ultimo minuto e scarpone pronto, probabilmente avrebbe tenuto lo stesso ma io ero più tranquillo. Abbiamo vinto. Su quello scarpone ho fatto un segno con un pennarello e l’ho messo da parte per ricordo. Lo tengo come una reliquia e lo calcolo come se fosse nuovo, perché in caso di emergenza, non si sa mai. Se serve, è lì pronto da usare».

STRATOS HI-CUBE


Stratos Hi-Cube è lo scarpone da sci alpinismo race più avanzato oggi disponibile sul mercato, già vincitore della Coppa del Mondo di sci alpinismo 2015 ai piedi di Damiano Lenzi. Geometrie e laminazione del carbonio sono studiate per ridurre al minimo peso, che è di soli 450 grammi