FIDUCIA [fi·dù·cia/]

Dal latino fiducia, derivazione di fidere ‘fidare, fidarsi’Fare affidamento, contare su qualcuno o qualcosa

di Emilio Previtali

La prima volta che sono stato a Ziano di Fiemme per lavorare a questo libro, nove mesi fa, mi è stato presentato il figlio di Lorenzo, era lui che si era occupato fino a quel momento di raccogliere e archiviare tutto il materiale utile a raccontare novanta anni di storia La Sportiva ed era con lui che avrei dovuto lavorare. Con Lorenzo ricordavo perfettamente il primo incontro, ci eravamo incrociati a Bardonecchia in occasione di Sportroccia nel 1985. Sfilava delle scarpette e delle desideratissime magliette gialle con la scritta viola da un borsone distribuendole agli atleti, avrei voluto averne una anche io ma erano riservate soltanto ai membri del climbing team. A indossarla erano i climber migliori. Nel tempo, all’ISPO e ad altre fiere e in occasione del Rock Master io e Lorenzo ci eravamo incrociati tante volte, senza mai fare le presentazioni. Di Lorenzo mi aveva sempre colpito il rapporto con il padre Francesco che a sua volta avevo imparato a riconoscere in occasione dei nostri incontri casuali, il loro stare vicino e il loro muoversi sempre in coppia mi sorprendeva e mi incuriosiva. Ora io ero lì, dentro alla sua azienda per aiutarlo a raccontare la sua storia e mi trovavo ad avere a che fare con la parte a me sconosciuta del suo albero genealogico.

La prima cosa che ho scoperto del figlio di Lorenzo quando ci siamo presentati e stretti la mano, è stato il nome: Francesco, lo stesso nome del nonno. Anche io porto lo stesso nome di mio nonno, una volta si usava. Francesco si è subito dimostrato in gamba, entusiasta e disponibile, aveva già fatto un lavoro gigantesco di raccolta e di classificazione del materiale e radunato le testimonianze, i documenti e le fotografie in una saletta che è diventato poi il nostro centro operativo, una specie di campo base da cui partire e dove ritornare dopo ogni ricerca. Nella ‘saletta museo’ insieme a lui abbiamo fatto interviste, steso programmi di lavoro, abbozzato sezioni, immaginato gli argomenti di questo libro. La vera sfida di questo progetto era cercare di capire quali parti raccontare di questa storia lunga novanta anni, perché era evidente che non la si poteva raccontare per intero dall’inizio alla fine. Non tutti gli episodi, non tutte le persone, non tutte le vicende e le interviste erano raccontabili, evidentemente. Abbiamo continuato per mesi a intervistare persone, ad ascoltarle e a leggere, a combinare ricordi e a incrociare informazioni. Francesco era sempre reattivo e disponibile, attento a mettermi nelle migliori condizioni per incontrare la tal persona o la tal altra e lo stesso bisogna dire di ciascuno della azienda o dei collaboratori che abbiamo interpellato, intervistato, a volte distolto dalle proprie mansioni per chiedergli qualcosa. A tutte queste persone va il mio grazie, di cuore.

Accuratezza, questa è la parola che riassume meglio di tutte le altre il lavoro e l’attitudine di Francesco. È un lavoratore silenzioso, caparbio e appassionato. Ad un certo punto - ricordo il momento esatto in cui questa cosa è successa - ho capito che il vero tema di questo libro era proprio il lavoro. Io e Francesco stavamo intervistando Giuliano Jellici e lui parlando della nascita delle scarpette Miura ci ha detto che certe volte nel lavoro non sei tu che trovi le soluzioni ma sono le soluzioni che trovano te. Devi soltanto darti da fare e insistere e poi il risultato prima o poi, arriva. Preoccupato di decidere a quali storie lasciare spazio nel libro, ho pensato che probabilmente alla fine bisognava ispirarsi allo stesso principio: insistere nella raccolta e nell’ascolto e lavorare sodo. Poi le storie di cui avremmo dovuto parlare, il filo della narrazione, si sarebbe svelato da solo.

Se questa azienda è diventata quello che è, in novanta anni di storia, è per via di questa immensa e incrollabile fiducia nel proprio lavoro. A La Sportiva - questo è quello che penso di avere capito io di questa azienda e della famiglia che la dirige - nessuno si aspetta mai che un collaboratore tiri fuori un coniglio da un cappello. Non si aspettano delle magie. Si aspettano impegno, dedizione, passione. Lavoro. Il successo di questa azienda è basato sulla perseveranza e sul metodo, sul credere e sul dare fiducia, è qualcosa di così profondamente radicato che credo che la parola abbia a che fare con fede. Nell’innovazione. Nel lavoro, nelle persone, nelle idee, nelle relazioni. Nel possibile. Ed è facendo tutto il possibile, al massimo delle proprie capacità e perseverando, insistendo senza farsi troppe domande, che a volte si ottiene l’impossibile. Questo è quello che fanno a Ziano di Fiemme, almeno questo è quello che credo di avere capito io.

Francesco è il più giovane discendente della famiglia Delladio e lavora con la stessa idea e con la stessa attitudine della sorella Giulia, del padre Lorenzo, del nonno Francesco e del bisnonno Narciso e con la stessa filosofia di tutti quelli che con il loro lavoro hanno fatto diventare La Sportiva l’azienda di successo che è oggi.


Stare qui per questi mesi a lavorare a questo progetto è stato un piacere e un privilegio unico.

Viva La Sportiva.



Francesco

Il più giovane della famiglia Delladio, oggi e da bambino con papà e nonno