Come era. Come è

Mentre il mondo si trasforma da analogico a digitale, l'azienda
La Sportiva passa da realtà artigianale, a realtà industriale.

testo di Rosy Zorzi


Mi chiamo Rosy e la mia storia con La Sportiva inizia nel novembre del 1995. Mi sono diplomata a metà luglio di quell’anno e sono stata assunta con compiti di segretaria addetta alla contabilità in previsione dell’imminente trasferimento della sede produttiva da Tesero a Ziano, dove sarebbe sorto il nuovo stabilimento.

Ricordo perfettamente il primo giorno di lavoro. L’ufficio in località Piera non era molto grande ma con una vista meravigliosa sulla valle e molto luminoso, eravamo sette persone in tutto, esclusi i membri della famiglia Delladio. Sette è un numero impensabile pensando alla cinquantina e più di impiegati negli uffici oggi, vero? Ero piena di tanta buona volontà, emozionata, con una marea di nozioni in testa e davvero poca esperienza nel mondo del lavoro.
La voglia di imparare però era tanta e ricordo di essermi sentita accolta da subito in quella grande famiglia che è La Sportiva.


Non ringrazierò mai abbastanza Lorenzo per la fiducia che da subito mi è stata data, ho avuto la possibilità di lavorare al fianco di persone davvero speciali, una su tutte il nostro presidente, il
Signor Francesco come lo chiamavamo tutti con rispetto; è stato un privilegio la possibilità di lavorare al suo fianco e un po’ alla volta appassionarmi a questo mestiere e imparare davvero tanto. Per me lui è sempre stato un esempio da imitare. Un esempio di impegno, serietà, integrità, dedizione assoluta, di sacrificio e di passione per una cosa che più di un lavoro è diventata la vita stessa.

Il lavoro d’ufficio i primi anni era molto diverso, tantissime cose venivano fatte a mano, la compilazione dei registri, la tenuta di molte schede giornaliere, le lettere commerciali venivano scritte con la macchina da scrivere e si usava la carta carbone, anche le etichette per le spedizioni venivano scritte a macchina. Una prima evoluzione fu la possibilità di usare la fotocopiatrice, sembra di parlare di un secolo fa ma in vent’anni o poco più le cose sono cambiate in maniera impressionante.

Ricordo quando arrivò il primo PC con installato il pacchetto Office, sembrava fantascienza. Il computer era posto al centro dell’ufficio e veniva usato a turno da chi ne aveva bisogno, metteva un po’ di soggezione ad avvicinarsi. Oggi sarebbe impensabile lavorare senza questo prezioso strumento, alcuni di noi ne hanno addirittura due.

All’inizio, con l’azienda ancora piccolina (in tutti saremo stati una cinquantina) ricordo che venivano organizzate tantissime iniziative per gli operai e per gli impiegati, c’era molta condivisione degli spazi e c’erano momenti di aggregazione, si festeggiavano i compleanni in fabbrica, ci si trovava alla domenica per delle gite in montagna, tornei di pallavolo serali, pranzi estivi in baita e le slittate invernali al Mas del Moro, tante occasioni per fare gruppo e creare amicizie anche importanti, alcune di queste iniziative continuano a tutt’oggi.


Secondo me la fortuna legata a La Sportiva sta anche in questo: nel fatto che ci sentivamo tutti uniti, tutti legati a un progetto comune, ce lo ripeteva in più occasioni anche il Signor Francesco: «Ognuno di voi è importante, solo se ognuno di noi fa al meglio la sua parte si può ottenere l’eccellenza e andare lontano. A partire dall’operaio che incolla le suole delle scarpe fino al magazziniere che fa partire la spedizione in tempo; dall’impiegato che segue la contabilità a chi si occupa della gestione dei clienti e delle vendite».

Ognuno di noi si sentiva in un certo senso importante, un piccolo ingranaggio parte del grande orologio, indispensabile per il suo corretto funzionamento. Forse proprio questa passione ha fatto sì che i prodotti La Sportiva fossero sempre stati caratterizzati da un alto grado di qualità e di eccellenza.


Penso che sia stato un privilegio non da poco aver vissuto quello che abbiamo vissuto noi dipendenti della vecchia guardia, sentirsi una parte attiva e importante dell’azienda, riuscire ad avere un rapporto così stretto e diretto con il tuo capo. Forse proprio questo ci ha fatto appassionare così al nostro lavoro, una realtà che chi viene assunto oggi non potrà mai vivere. Quando mi sono sposata ho chiesto a Lorenzo di accompagnarmi in chiesa con la sua macchina d’epoca, una Topolino color verde menta davvero fantastica. Ha detto subito di sì, segnandosi la data sul calendario.

Quanti capi lo farebbero oggi?


Ora le cose sono un po’ cambiate, inevitabilmente. Perché diventando grandi alcune abitudini del passato non sarebbero più praticabili, anche per problemi organizzativi e di spazio. Però la famiglia Delladio ci tiene comunque sempre ad organizzare il rinfresco di Natale per lo scambio degli auguri, la cena annuale, un’occasione per ritrovarsi tutti insieme e fare sconti sui prodotti del negozio e regali ai dipendenti.


Per finire ricordo Giulia bambina: veniva in ufficio dopo la scuola a chiedere se poteva aiutarci a fare qualcosa, allora la reclutavamo per mettere i francobolli sulle lettere o ad archiviare le bolle di spedizione in ordine numerico. Il suo amore ed entusiasmo per il lavoro era già ben visibile allora, ora la rivedo giovane donna, che ha girato il mondo e che con orgoglio e capacità porta avanti gli affari di famiglia.


Anch’ io nel mio piccolo credo di essere cresciuta molto in questi anni, ho avuto la possibilità di fare diversi corsi per migliorare la mia formazione e lo ammetto: sono orgogliosa di poter lavorare in una ditta così, e come me molti altri. Sono orgogliosa anche di avere dei datori di lavoro così, che dal sogno di un giovane calzolaio hanno realizzato una realtà tanto importante, che dà lavoro a così tante persone e porta in alto il nome della nostra Valle e del Trentino.

Cos’altro posso dire? Il mio lavoro in questi anni mi ha dato tanto, spero di essere riuscita a dimostrare anch’io nel tempo il mio impegno e la mia riconoscenza e auguro a Lorenzo, Giulia e Francesco di avere sempre il coraggio, la lungimiranza e l’ottimismo per fare scelte importanti come sono state fatte in questi anni.

E che il futuro possa riservare a loro e a tutti noi altri 90 anni e più di soddisfazioni.